Anna Maria Ortese ha sempre viaggiato, per necessità, ma soprattutto per un innato nomadismo che la conduce da un treno allaltro, in una fuga che è una scommessa pazza perché è guidata solo da certi segni misteriosi, come paletti affioranti dalla laguna. Gli articoli e i resoconti di viaggio sono spesso filtrati da una lente scura, un fosco cristallo di malinconia e protesta che carpisce alle cose una visione buia. Uno sguardo sulle cose che le mostra come non avremmo saputo, o voluto, vederle. Da Roma a Genova, dalla Russia del 1954 alla Napoli del 1961, da Parigi a Montelepre, sempre la lente scura fa affiorare verità inaccettabili e dolorose.