La vocazione narrativa di Leonardo Sciascia è aggrovigliata e sofferta e aggrovigliata. Non si dispiega per un impulso a seguire il filo di eventi che parlino da sé. Che gli eventi si susseguano secondo una dinamica immediatamente afferrabile e riferibile, e che siano capaci di parlare da sé, Sciascia non lo crede. Nella vita (e nella storia che possiamo cercare di farne) certo qualcosa avviene o è avvenuto. Ma levento, più che rivelare, nasconde. Un fatto è un fatto, e un delitto è un delitto (non sarà poi un caso che i fatti che nei libri di Sciascia hanno più corpo e più peso siano proprio i delitti). Ma perché quel fatto è avvenuto, perché e da chi, per quali tramiti, quel delitto è stato compiuto, questo è sempre un problema da risolvere, che richiede passione e acume, e una curvatura caratteriale alla cui celebrazione Sciascia ha voluto dare un contributo costante. Sciascia ha lavorato con impegno alla costruzione del suo tipo di eroe. Ed ora questo eroe trova nel Vice commissario del suo ultimo romanzo lincarnazione esemplare e più dolorosa. Il cavaliere e la morte è in effetti anzitutto un ritratto e un autoritratto. Scrittore sofistico, sempre un po troppo in punta di penna, affezionato più alle glosse, alle citazioni colte che al ritmo narrativo, Sciascia sembra sempre che si applichi per scommessa letteraria a trasformare in pagine di racconto le sue riflessioni. Il suo lessico con venature preziose e la sua sintassi ellittica, piena di orgogliose ritrosie e contrazioni mostrano sempre la natura composita, intenzionale, perfino freddamente arabescata della narrativa di Sciascia. Frammentarietà e stilizzazione insidiano la compattezza del tessuto narrativo. Sciascia ha una pericolosa (pericolosa per un narratore) predilezione per le belle frasi memorabili e citabili, sempre un po corrucciate e minacciosamente sarcastiche, in cui lo scrittore siciliano esprime il suo ispido sentimentalismo dellonore. Nei momenti peggiori gli amari ammiccamenti a cui Sciascia si applica creano una manierata mimica di intese virili, fra gente che sa il fatto suo, a cui non la si dà a bere, che dice e non dice, che interpreta tutto come un sicuro indizio, e che di
