Quando uscì nel 1971, nei deliziosi Coralli einaudiani, Il contesto di Sciascia poteva apparire un racconto di fantapolitica, giocato sul filo duna corrosiva ironia. Riletto oggi desta unimpressionante sensazione di veridicità, sebbene i fatti e i personaggi, in virtù della scrittura sciasciana, restino unombra al di là del reale, come se il giudizio restasse sospeso. Non hanno per così dire messo i piedi a terra: sono contemporaneamente veri e metafisici. Possiedono esattamente la surreale naturalezza del capannello di autorità, tratto da un dipinto di George Toocker, che illustra la copertina della Nuova edizione adelphiana dellopera. Ma non è altrettanto ambigua la realtà che in queste pagine si rispecchia e che abbiamo cominciato a scoprire soltanto assai di recente? Che cosa ci può essere di più surreale e metafisico di un famoso uomo politico e di governo che finisce coinvolto nei più gravi scandali e nelle più oscure trame della vita italiana? Ecco perché, scorrendo avidamente le pagine del Contesto, il lettore di oggi non può fare a meno di dirsi: Dio santo, aveva capito davvero tutto. Attenzione: non perché la storia anticipi dallA alla Zeta quanto è accaduto negli anni successivi, ma perché riproduce il paradossale equilibrio fra cronaca nera e teatro dellassurdo che è la cifra delle nostre vicende politiche. Verrebbe da dire che, dagli opposti estremismi ai servizi deviati, la lotta per il potere si sia modellata sugli archetipi allestiti dallo scrittore siciliano, come vuote ed essenziali architetture che la realtà si sarebbe incaricata di riempire. Non bisogna dimenticare che Il contesto aveva come sottotitolo Una parodia, vale a dire travestimento comico di unopera seria sulla situazione politica sia italiana sia internazionale a cui Sciascia avrebbe voluto por mano, come si legge in una nota finale dello stesso autore: doveva essere cioè un divertimento, utilizzando i clichés del romanzo poliziesco; ma a un certo punto la storia cominciò a muoversi in un paese del tutto immaginario;