In una nota del 29 agosto 1978 apparsa in Nero su nero, Leonardo Sciascia così concludeva una sua meditazione sulla letteratura che gli nasceva a margine del pamphlet sul caso Moro terminato pochi giorni prima: E. allora: che cosa è la letteratura? Forse è un sistema di oggetti eterni (e uso con impertinenza questa espressione del professor Whitehead) che variamente, alternativamente, imprevedibilmente splendono, si eclissano, tornano a splendere e ad eclissarsi - e così via - alla luce della verità. Come dire: un sistema solare. Sul crinale di questo curioso platonismo lo spingevano le numerose sollecitazioni ricevute, in forza di intense riletture, da scrittori come Borges, Savinio e Borgese: nel culto delle inquisizioni filologiche in una apocrifa, metafisica e circolare storia letteraria, nella pratica della divagazione come forma suprema di intelligenza, nellesperienza dellarte come sistema di tangenti sulla curva delloscuro, per dirla con una felice e audace formula dellautore di Rubè. Da queste considerazioni sulla letteratura, che a quelle sullo scrivere il leggere ed il rileggere sintrecciavano, lasciate cadere con impagabile noncuranza nei risvolti di copertina, nelle note finali dei testi e nei punti apparentemente morti della narrazione, hanno avuto origine le cronachette, le indagini storico-erudite, i romanzi brevi degli ultimi anni. Di deviazione in disgressione, di diversione in divertimento, sul filo di un leggerissimo estravagare, le pagine della biblioteca universale si traducevano nei modi vicari di una trasparente e non turbata esistenza, di classica compostezza e sobrietà. Il mondo dei libri offriva, insomma, la giusta chiave per penetrare nel libro del mondo. La pirandelliana Come tu mi vuoi poteva distenebrare il caso dello smemorato di Collegno ne Il teatro della memoria (1981); un passo di Montaigne gettare luce sul processo de La sentenza memorabile (1982); una pagina dei Promessi sposi ed una nota della Storia di Milano di Pietro Verri glossare un fatto di stregoneria del XVII secolo ne La strega e il capitano (1986); citazioni di Stendhal, Verga, DAnnunzio